Dovremmo avere tutti la possibilità per stare e vivere meglio. E sperimentare, man mano che andiamo avanti con la nostra vita, un’aumentata serenità. Ma cosa ci rende felici veramente? Cosa dà significato alla nostra vita? La salute, la ricchezza, il potere, un lavoro e una relazione affettiva stabile?
Certo, se non riusciamo a soddisfare le necessità di base, come un tetto sotto cui dormire, del cibo per nutrirci o dei vestiti per coprirci, avere tutto ciò potrebbe diventare lo scopo della nostra vita, almeno temporaneamente. Ma una volta che questi bisogni vengono soddisfatti, cosa succede? Siamo felici? Forse sì, ma per quanto tempo?
Un vestito non ci basta. Ne vogliamo due, tre, quattro e, sempre alla moda. Non ci accontentiamo di un tetto sopra la testa. Vogliamo una casa sempre più grande, più comoda. Per un po’ la nostra attenzione è presa dal sogno (e illusione!) di dover raggiungere sempre quel pezzo di strada che ancora ci manca per essere finalmente arrivati a destinazione: la felicità. Una macchina, una moto o un qualcos’altro che per un certo periodo di tempo (molto breve!) ci fa godere della novità. Poi, come i bambini con un nuovo giocattolo, ci stanchiamo. E ci mettiamo alla ricerca di qualcos’altro che riempia il vuoto esistenziale: un nuovo oggetto, una nuova relazione, o anche un figlio. La lista è lunga, e ognuno ha le sue preferenze!
Chiaramente non c’è nulla di male nel volere una nuova casa o una nuova macchina. Ma quella casa, quella macchina sono davvero ciò che dà senso alla nostra vita? Forse qualcuno di voi risponderebbe: “Forse una casa o una macchina no, ma un figlio sì, potrebbe dare un senso alla vita.” Certo, mettere al mondo un figlio è un atto sacro, bellissimo. Ma cosa succede se ci aspettiamo che questo figlio riempia il vuoto della nostra vita, o rinsaldi la relazione o dia un significato alla nostra esistenza? Quale carico emotivo buttiamo addosso ad un bambino, se tutte le nostre aspettative di gratificazione pesano su di lui?
Non stupisce che questa sia una delle maggiori cause dei problemi del rapporto tra genitori e figli! E comunque, anche se la presenza di un figlio potrebbe donare finalmente significato alla nostra esistenza, cosa succederà una volta che crescerà e se ne andrà di casa? Il vuoto esistenziale non riaffiorerà ancora più prepotente?
Vale lo stesso per una relazione nella quale la paura della solitudine prevale sull’amore, come pure per un lavoro nel quale il potere, il riconoscimento ed il successo prevalgono sulla passione con la quale lo svolgiamo. Del resto, quale relazione può funzionare se esiste solo per dare un senso alla nostra vita? Quale posizione lavorativa può soddisfare se usiamo il lavoro per tenerci occupati, per misurare quanto valore abbiamo o per evitare di avere tempo di riflettere su quello che veramente dà un senso alla nostra vita?
Cosa ci rimane? La salute. Sicuramente è importante, come avere un tetto sulla testa e qualcosa da mangiare. Ma quanti di noi possono onestamente affermare di svegliarsi la mattina pieni di gioia e soddisfazione solo per il fatto di essere in buona salute?
Possiamo forse dire che il significato della vita umana è essere in salute? Sarebbe come affermare che siamo al mondo per mangiare o per dormire. Sono tutti bisogni basilari, ma ci deve essere dell’altro, corretto?
Ho trovato molto interessante un articolo pubblicato qualche anno fa su BrainFactor, un editoriale sulle più recenti ricerche e scoperte delle neuroscienze, che affrontava proprio questa domanda sostenendo che il vero e più profondo significato della nostra vita è dato dalla percezione stessa che ogni vita, qualunque essa sia, abbia un senso!
In sostanza, chi percepisce un senso nella propria esistenza è più felice e gode di maggiore salute mentale, perché pensare che ciascuno di noi è su questa Terra con un proprio “piano di sviluppo” innesca una sensazione di fiducia interna che è più stabile e potente rispetto alla ricerca continua di qualcosa al di fuori di noi che possa procurarci piacere o dare un senso alla nostra esistenza.
Pensiamo a coloro che vivono alla ricerca continua di qualcosa che non riescono a ottenere e, quando raggiungono finalmente l’obiettivo desiderato, non riescono a goderne ma si attivano immediatamente per cercare di arrivare a qualcos’altro.
Quindi, cosa dà significato alla nostra vita? Le neuroscienze parlano chiaro: chi guarda alla propria esistenza ringraziando ogni giorno per l’esistenza stessa, per i doni, e anche i “non-doni”, che costituiscono un significante nel nostro percorso evolutivo. Guardare alla vita stessa come una scuola fatta di lezioni da imparare dà un senso alla vita, e ad ogni cosa che ci accade, ad ogni persona che incontriamo, ad ogni esperienza che viviamo.
Insomma, le ricerche confermano che le persone con un alto livello di spiritualità vivono più felici, sono più ottimiste, meglio integrate nella società e in grado di resistere maggiormente allo stress. Al contrario, le persone troppo ancorate alla ricerca di qualcosa che le stimoli continuamente, aumentano il rischio di soffrire di ansia e depressione, con un effetto distruttivo sulla salute, sia psicologica che fisica.
«Dare un senso alla propria vita» è diventato il nuovo «essere felici»! Vi auguro di trovare il vostro significato. Che sia per voi fonte di ispirazione e protezione per le risorse e gli ostacoli che incontrerete nel vostro percorso. Che sia un dono che possiate fare all’altro incondizionatamente per dare un senso ancora più profondo alla vostra vita.
E tu, quale senso dai alla tua vita? Segui la pagina Facebook di #fattidienergia
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